Le guerre degli altri

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Sul muro c’era scritto col gesso:
vogliamo la guerra.
Chi l’ha scritto
è già caduto.

Bertold Brecht

Potenti della terra padroni di nuovi veleni,

tristi custodi segreti del tuono definitivo,
ci bastano d’assai le afflizioni donate dal cielo. 

Prima di premere il dito, fermatevi e considerate.

Primo Levi

Le guerre divengono fattore portante del Prodotto interno lordo di interi stati al tramonto delle ‘vecchie’ economie che sostenevano le democrazie ormai in declino. Nuovi poteri sulla scena mondiale muovono miliziani giovanissimi al servizio di nuovi padroni del mondo, sullo sfondo la perdita dei diritti umani e civili, accettata anche in cambio della sopravvivenza…

Le guerre, quelle più vicine all’Europa che si vanno svolgendo sotto i nostri occhi hanno matrici annose: il controllo di confini e territori da parte della Russia, la questione dei territori ‘ceduti’ allo stato palestinese, di fatto mai riconosciuto davvero. Si poteva intuire che bastassero lievi disequilibri per far scoppiare quelle paci apparenti ma l’Ucraina porta nel nome le ragioni delle guerre (terra di confine) e il consolidamento dell’Europa si presume risulti ‘fastidioso’ alla Russia, anche se per il vero, l’Europa, non cerca mai alleanze dentro i propri confini geografici andando a rafforzarne altre che dopo il Secondo Conflitto Mondiale affratellano più con l’oltreoceano che con il resto del continente. Parlare di dittatori in questa o quell’altra parte del mondo serve solo per creare categorie di ‘merito’: da quelli sanguinari (in Africa ci sono molte guerre, e signori delle stesse), alle democrature di stati che possono pure fregiarsi di essere compresi nell’Unione Europea; ai regimi economici imposti dalle democrazie che oggi, lungi dal battersi per il diritto di tutti, impongono paletti economici fino all’ultimo dei ‘sudditi’: stabilendo in quale forma vuoteranno i portafogli dei cittadini contribuenti a cui si fornisce il reddito di sussistenza come consumatori obbligati, di fatto, a consumare sempre.

Quindi ‘buoni’ e ‘cattivi’ sono categorie indicative e gli stessi nomi che si mettono sotto l’una possono andare tranquillamente sotto l’altra. Il male, l’ingiustizia, poi, lavorano a tempo pieno: hanno incarichi ben retribuiti e si alzano la mattina presto e vanno a letto tardi lavorando alla vessazione continua dell’essere umano, del suddito o del cittadino. Il cittadino/consumatore si trova, suo malgrado, ‘intruppato’ a vita nella necessità di guadagnare tutti i giorni per consumare il necessario ed il superfluo pur di alimentare un sistema di produzione che sta distruggendo il pianeta che abbiamo sotto i piedi. Il cittadino comune, perciò, non può permettersi di ‘lavorare alla pace a tempo pieno’ così da poter contrastare guerrafondai a tempo pieno e, spesso, se non manifesta, se non fa sentire il proprio dissenso, si limita a guardare, a tirare avanti: teoricamente non può lasciare tutto quello che sta facendo, non è una giustificazione, ma forse, effettivamente non può….

Guardando le dolorose immagini di guerre che ogni televisione o giornale non omette di trasmettere o di stampare ci si chiede quale sia il loro significato, (forse sempre più chiaro ma difficile, da accettare?): donne e bambini piangono  disperati e pieni d’orrore perché costretti a vivere sotto i bombardamenti; miliziani giovanissimi difendono territori dove forse resteranno vivi fino al giorno dopo; bande armate prendono il potere altrove, in intere nazioni e anche in mare; altre popolazioni vengono piegate con la fame, inutile mandare aiuti perché uno stato sovrano decide che il proprio nemico non deve neppure mangiare; i bambini muoiono nelle incubatrici, divenute trappole in assenza dell’energia elettrica che le rendeva amorevoli culle…Gli uomini sono stanchi ai fronti di guerra, molti sono ormai morti; le terre una volta fertili o abitate appaiono orrendi cumuli di terra, cemento, immondizia, c’è chi beve acqua dagli scoli fognari. Il messaggio che se ne deduce è quello di guerre attuate per far correre i PIL di territori distrutti e di nazioni distruttrici: si vendono armi, si mercanteggiano ricostruzioni future…

L’illusione di chi guarda è quella di non appartenere all’orrore che si va consumando ma è sempre più chiaro che, su un pianeta che continua a cercare di vendere ogni merce ormai oltre l’orlo del collasso ecologico, e presto anche del riconoscimento dei diritti umani, chi guarda molto presto potrebbe diventare il guardato. Avrà in soccorso la stessa quasi indifferenza che ha inteso prestare alle guerre che aveva intorno e che credeva fossero sempre…le guerre degli altri.  (Serena Grizi)

Letture: 

Candido di Guido Maria Brera

Ebano di Ryszard Kapuściński

1984 di George Orwell

Film:

La zona d’interesse di Jonathan Glazer

Il nastro bianco di Michael Haneke

The Old Oak di Ken Loach

L’articolo appare anche sul portale http://www.controluce.it

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